In un istante atteso, in un paio di menti umane è entrato, come una scarica elettromagnetica aliena, il desiderio di creare un piatto che attendeva di esistere da migliaia di anni: il gnoccozzo.
Successe ad inizio 2007 ai due padri del gnoccozzo:
Alberto Ortigara
Enrico Unterholzner
E’ stato ben presto chiaro che, seguendo un processo di sussunzione di un approccio più ampio alla vita, che doveva essere un piatto dall’aspetto esplosivo, quindi assimilabile ad una bomba. Doveva poi lasciarsi andare alla propria indole giocosa e sottilmente paradossale: perché altrimenti chiamarsi in quel modo?
Ecco quindi l’aspetto brillante, comunicativo. Un gnoccozzo poi doveva essere grande: decisamente più tarchiato di un semplice gnocco.
Una ricerca di un concetto che ha dato il via a un percorso intellettuale costellato di esperimenti più o meno dolorosi e che poi ha portato alla nascita della sua forma matura: il gnoccozzo sapiens, eletto a vero gnoccozzo, paradigma delle regole della ricetta.
Se Alberto è stato il poeta, l’ispiratore, Enrico l’ideatore, colui che ha trasformato l’astrazione nella prassi.
Accanto alla spinta culinaria si sono aperte altre strade attraversate dallo spirito gnoccozzaro e che si inerpicano lungo le pendici del monte Gnoccozzo. Ma di queste cose è bene parlarne sottovoce, non sono ancora maturi i tempi.