Il luogo dove il come è un perchè e il semmai è un alquanto
Si dovrebbe dire che trattasi di spazio eletto da alcuni sapiens a contesto dove liberare la propria mente, lasciando che possa camminare lungo i confini che separano il territorio del paradosso e quello della verità, ma fra le lande della fantasia e quelle del raziocinio.
Si dovrebbe dire e forse approfondire. Qualcosa si può fare, scherzando certamente, ma anche no.
Adagiato morbidamente nella cornice bucolica della campagna padovana il Monte Gnoccozzo è senz’altro un luogo speciale. Perché è incantevole?
Ovvio! Seguendo il crinale che divide la pianura di Battaglia Terme e la conca che da verso Galzignano, si attraversa la sorprendente varietà di superfici aspre ricoperte di fichi d’india che anticipano boschetti mediterranei di corbezzoli e macchie di querce. Ci si inoltra poi in antri dominati dall’erica per emergere fra inaspettate esplosioni di verde.
Ma non sono le caratteristiche ambientali (comunque accostabili a quelle di altri monti dei colli Euganei) a far del monte Gnoccozzo un luogo speciale. Qui parliamo di ben altro! Si dice, anzi è certo, che bel giorno un paio di menti umane, avvolte da qualcosa di prossimo a un scarica elettromagnetica aliena, abbiano avuto la certezza che quel monte avesse a che vedere per forma e consistenza con il Gnoccozzo. In realtà avrebbero percepito inconsapevolmente un qualcosa di ben più profondo, ovvero che quel luogo ha poteri al cui confronto il monte Pech e il sacro Graal sono robetta.
Naturalmente non vogliamo vietare a nessuno di passare la vita a leggere libri sui templari fra una puntata e l’altra di Voyager, trasmissione fra l’altro rispettabilissima. Però sentiamo il dovere morale di sottoporre ai lettori qualcosa di veramente eccitante, qualcosa che faccia impallidire i viaggi ultradimensionali e il mito di Atlantide!
La prima definizione del gnoccozzo fu “cataclisma culinario la cui appendice epistemologica permuta in trascendenza”. Di qui si evince la tendenza dei suoi fondatori per la comunicatività paradossale e l’estetica visionaria. Ne consegue che i nostri eroi non potevano certo accontentarsi di rinominare un monte senza accertarsi che quel nome fosse un giorno inserito in tutte le mappe topografiche! Fu allora che venne scolpito un cippo con la scritta “monte Gnoccozzo”, portato a spalla fino alla cima del colle, mimetizzato e fatto oggetto di pellegrinaggio (tutto ciò avvenne il 20 maggio 2007). Su quel monte sacro furono visti serpenti in amore danzare sinuosamente, piante esotiche prosperare in qualsiasi stagione, fu allestita la mostra fotografica del Culo del Piccione (patrocinata dal Parco Regionale dei Colli Euganei) e addirittura fu celebrato un matrimonio.
Di recente è diventato sede di sperimentazione artistica in ambito musicale e coreografico, chissà un domani cos’altro riuscirà ad ispirare. E parliamo a ragione di ispirazione, in quanto il sentiero che porta al Gnoccozzo ha delle ormai delle comprovate qualità terapeutiche! Infatti perfino i più scettici, una volta ascesi al Gnoccozzo, al ritorno sono stati attraversati da una gradevole sensazione di sottile euforia.
Passando a fianco del “trono della regina” (formazione vulcanica sulla quale generalmente i visitatori si fanno immortalare), contemplando il panorama dalla punta del “trascendentale” (sperone di roccia sul quale spira costantemente una brezza carica di energia positiva), superando il “salto del diavolo” (scalino roccioso dal sapore iniziatico) si giungerà al luminoso e bonario cippo, e lì l’energia gnoccozzara vi pervaderà anche se non vorrete!
Attenzione però, chi non è degno del Gnoccozzo potrebbe inciampare su un fico d’india o rimanere in panne con la macchina prima di giungere alla meta! Quindi il nostro umile consiglio è quello di approcciarvi a lui con sana curiosità e benevolenza, che poi è un tipo di approccio che può sempre servire nella vita di tutti i giorni.